Riflessioni di un redattore al domicilio coatto (prima puntata)
di Francesco Gianola Bazzini – No no, sia ben chiaro, non ho commesso nessun reato. Sono come tutti voi, come tutti chiuso tra quattro mura fortunatamente spaziose con un giardino dove mi reco ogni tanto inventandomi qualche lavoro, spinto da una sete di libertà mai provata prima. Quello che più mi angoscia è questo senso di tempo sospeso: incontri, impegni segnati su una agenda che sa di vecchio. Tra una lettura, un lavoro domestico e qualche riflessione familiare scrivo del nuovo e aggiorno quanto già pronto nell’attesa che arrivi un provvedimento di sconto a questa pena. Pena cui siamo stati condannati semplicemente per la nostra qualità di esseri umani.
Eppure mi chiedo: la prigionia che ci viene inflitta avrà pure un qualche fondamento, come singolo o come facente parte del consorzio umano? Io credo fermamente nella giustizia sia umana e forse (un po’ meno) in quella ultraterrena. E allora, come qualsiasi condannato, avendone il tempo, ripercorro il mio cammino per capire dove e come ho – abbiamo – sbagliato, peccato. Ed ecco che qualche ricordo affiora; Chernobyl, me ne ero quasi scordato. Il pericolo delle radiazioni, le corse al supermercato: latte verdure, cibi freschi prima che il vento dell’est ci investa con le sue radiazioni. E poi chiusi in casa, eh sì, perché le particelle non si depositano solo negli orti nei prati che danno il foraggio al bestiame, ma anche su di noi. Abitavo in campagna ed ero recluso come in un condominio.
E che dire dei terremoti, qualcuno ha sfiorato la nostra città, e le alluvioni Sarno per esempio e perché no il crollo di un ponte, e le liste di attesa per un qualsivoglia esame diagnostico, se non hai la fortuna o meglio sfortuna di una qualche grave patologia, alla faccia della tanto sbandierata prevenzione. Per non parlare dell’uso smodato delle risorse che ci siamo ritrovati o che Qualcuno ci ha affidato per farne buon uso per il nostro sostentamento.
Certo la fatalità ha giocato le sue carte, ma anche noi ci abbiamo messo del nostro. Tecnologie desuete, protezione civile sempre più povera e in affanno, privatizzazioni che abbiamo spacciato come la grande soluzione per investimenti e modernizzazione che hanno prodotto al contrario smobilitazioni e illeciti arricchimenti. Uso e abuso del territorio. Una sanità sottoposta a continui tagli orizzontali, in cui alla fine sono risultati privilegiati acquisti fuori controllo di materiale a volte scadente e difettoso o costruzione di ospedali inagibili in nome del decentramento e nonostante tutto ciò con aumento vertiginoso della spesa. Il tutto in un silenzio assordante, trovando mille alibi per non infastidire i capitani del vapore: Globalizzazione, Europa, Concorrenza, Modernizzazione …. eh sì a ben pensare “mela” – “cela” – siamo meritati. A questo punto è lecito affermare che il giudice che ci ha inflitto la condanna siamo noi stessi nella duplice veste di accusati e accusatori.
Quello che faccio fatica a comprendere, accettando la chiamata in correo in forza di quanto ho detto e di cui mi assumo e ci assumiamo la responsabilità, è se il sicario a cui è stata armata la mano, quella pallina blu con tutte quelle cornine rosse è stato aiutato da un complice. Si dice un pipistrello o un serpente (forse lo stesso che qualche anno fa tentò la povera Eva), o forse, ma non ci credo, un apprendista stregone i cui fini politici, economici, militari in sostanza criminali non ci sarà mai dato di sapere. Ma suvvia, non saremo mica complottisti: l’uomo è per sua natura buono e altruista, o meglio, quasi sempre. Però a solo titolo informativo chiedo: si può modificare in laboratorio un virus o un batterio?
Leggendo l’articolo di Bazzini, (rispondendo alla richiesta dell’amico PieGiorgio) ecco alcune riflessioni di getto.
Parto dalle ultime righe e da quella riflessione di suggestione cinematografica “la Spectre” che opera a favore di questo Male Planetario. Una delle ipotesi che qualcuno ha messo in rete, a cui non credo. Ma allora a chi dobbiamo tutto ciò? A quella Cina Bellocchiana “oggi “vicina” (per aiuti per via del complesso di colpa? a noi i primi infettati) ,che dall’oriente ci ha portato tramite un Marco Polo di ritorno in business class quel virus della foresta, foresta che noi sappiamo affrontare solo in una sala cinematografica o da “viaggiatori ? ” Purtroppo siamo qui a leccarci le ferite, come un animale, ed ancora non ne abbiamo capito la portata in percentuale di morte,di economia,di equilibrio sociale.Guardavo prima sul canale RAI NEWS , che scandisce continuamente ULTIMA ORA…,..con i dati della borsa italiana ,continuamente in mutazione come i nostri pensieri : a volte in negativo, altre in positivo.Ci troviamo insomma come quello che sta cadendo dall’alto di un palazzo di più piani, e ad ogni piano della folle caduta si rassicura dicendosi AL QUINTO SONO ANCORA VIVO….