La Ballata di un Asintomatico di Gigio Brunello
di Piergiorgio Gallicani
“Sono nato nel 1951 in campagna, ho fatto per tanti anni l’insegnante di Lettere nelle scuole serali di Mestre. Sono anche burattinaio (con tendenza a costruirmi da me baracca e burattini) e assieme a Giulio Molnar ho pubblicato una raccolta di testi teatrali messi in scena in questi anni da me medesimo (Commedie e tragedie per tavoli e baracche; De Bastiani editore, 2018) .”
Così dice di sé Gigio Brunello, autore e interprete de “La ballata di un asintomatico”. Gigio è fatto così: di poche parole, specie se deve parlare di sé. Lo stesso non vale per le sue creature di legno, i suoi splendidi burattini; i quali invece parlano spesso una lingua forbita, possiedono un eloquio colto e fluente, spesso ornato di riferimenti alla classicità e ai testi sacri della drammaturgia; altre volte schiettamente popolaresco, ispirato ai canoni della commedia dell’arte, ma altrettanto sciolto ed espressivo. “Sì, ma la voce dentro la baracca è sempre la sua …” Ah! Non dire mai una cosa simile a un burattinaio. Potresti rischiarti una martellata in capo, come quella che lanciò Pinocchio al povero grillo. Capita al creatore, di lasciarsi prender la mano dalla creatura. Se volete un riscontro a quanto detto, andatevi a vedere su You Tube (una su tutte) il suo “Macbeth all’improvviso”, Premio della Critica Teatrale nel 2002 da parte dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro – firmato, come da sodalizio di lunga durata, con Gyula Molnar.
Per i giorni di reclusione, intanto, ascoltiamoci questa “dolente geremiade”. Di che si tratta? Un’operazione ‘a cuore aperto’ mi verrebbe da definirla; capace di gettare luce (quella calda e malinconica “del tramonto”, come scrive Brunello nella sua nota?) su questa quotidianità fatta di “grafici e picchi percentuali, dubbi matematici / il triste viatico dei giornali dei giorni uguali di me e di te”… Un’operazione in rima fatta “per stanare metafore e similitudini” – per ribellarsi al silenzio forzato; o meglio, per abitarlo.
Tra i tanti che soffrono questa distanziazione sociale imposta dal Corona virus, i teatranti (più in generale, la gente di spettacolo) sono forse quelli che ne soffrono – non voglio certo dire ‘di più’, ma – in maniera più fortemente IDENTITARIA. Perché il teatro È assembramento: contatto di corpi, condivisione di uno spazio e di un tempo, pratica sensoriale collettiva della sinestesia. Questa Ballata dunque non è teatro. E’ un video; uno “… tra i tanti – come scrive Andrea Cosentino, su Krapp’s Last Post – che facciamo noi teatranti, magari per dire che il teatro non è il video ma siccome i teatri ce li hanno chiusi allora facciamo ‘vidii’ per non scivolare dalla quarantena al letargo, anche se […] il letargo in fondo non mi sembra una cattiva strategia, comunque.”
(Cosentino Andrea. “L’artista nell’epoca del suo isolamento sociale”. In K.L.P. 24 apr. 2020. http://www.klpteatro.it/andrea-cosentino-artista-isolamento-sociale-video )
In effetti, questi sono un po’ i due corni del dilemma su cui si focalizza, sui social media, il dibattito ‘tra artisti’ in questi giorni: che fare? Rifugiarsi nel silenzio; riflettere, studiare, prepararsi al futuro; o … “prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, …” – continuare, in ogni modo consentito dalle circostanze, a farsi sentire? Buon ascolto.
Piergiorgio Gallicani
Sorvegliare e punire
di Gigio Brunello
Non è il mio autore di tutti i giorni ma di questi giorni. Da Michel Foucault, riprendo questa frase*:
” … A ogni individuo il suo posto; e in ogni posto il suo individuo. Evitare la distribuzione a gruppi; scomporre le strutture collettive; analizzare le pluralità confuse, massive o sfuggenti. Lo spazio disciplinare tende a dividersi in altrettante particelle quanti sono i corpi o gli elementi da ripartire […] Si tratta di stabilire le presenze e le assenze, di sapere dove e come ritrovare gli individui, di instaurare le comunicazioni utili, d’interrompere le altre, di potere in ogni istante sorvegliare la condotta di ciascuno, apprezzarla, misurare le qualità o i meriti.” (Michel Foucault, Sorvegliare e punire, trad. A. Tarchetti, Einaudi, Torino 1976.)
* (Nel video: “La città appestata, tutta percorsa da gerarchie, sorveglianze, scritturazioni […] È l’utopia della città perfettamente governata.” – ibidem.)
La ballata di un asintomatico. Se mi si lascia scrivere in rima e in versi vado a nozze. La rima è una quarantena forzata per stanare metafore e similitudini che mai avresti immaginato. Ho trovato tra le mie vecchie cose un motivo con una struttura melodica adatta all’argomento che avevo in testa. Alternava una linea accelerata di novenari a un motivo lento di quinari. Avrei potuto sviluppare una sorta di rap nei novenari e creare pause riflessive nel lento. Più facile sarebbe stato scrivere in dialetto veneziano che ti consente di incasellare in poco spazio un maggior numero di parole, ma c’era il rischio di una distorsione farsesca. Infatti l’idea di partenza era una canzone su un tipo ansioso che insegue numeri e le statistiche. Poi, via via, discutendone parola per parola con Piero mio fratello, che condivide la reclusione nella porta accanto, la ballata ha preso un’altra strada. Una dolente geremiade?
Una canzone è fatta di parole e musica. Le due cose separate rischiano di non stare in piedi, soprattutto il testo potrebbe alla lettura risultare ridondante presuntuoso e molto più cupo. Inoltre in una canzone il testo riceve luce in modo diseguale, molte parole restano in ombra e basta un ritornello finale ben illuminato per cambiare il senso di tutto. Io confidavo nella musica e nei musicisti come mia figlia Rosa ed Enrico Terragnoli, che ha curato a distanza l’arrangiamento e l’editing.
(Non ci resta che …) Il video
Per fare il video ho coinvolto Giulio Molnar. Lui mi ha suggerito di girarlo nel rimorchio-laboratorio del mio giardino di fronte alla finestra (un infisso di castagno che lui conosce bene perché arriva dalla sua vecchia casa del Frullo). Ho fatto le prove in vari momenti del giorno e le spedivo a lui per la revisione (inquadrature, sguardo, oggetti in scena). Abbiamo scelto poi quello con luce del tramonto. Il girotondo finale della Rosa che suona il contrabbasso è la sua firma.
Gigio Brunello
Opere citate:
Brunello, Gigio, Giulio Molnar. 2018. Commedie e tragedie per tavoli e baracche. Vittorio Veneto: De Bastiani editore.
Foucault, Michel. 1976. Sorvegliare e punire. Torino: Einaudi.
Cosentino, Andrea. “L’artista nell’epoca del suo isolamento sociale”. In Krapp’s Last Post.
24.05.2020. http://www.klpteatro.it/andrea-cosentino-artista-isolamento-sociale-video
La Ballata (come la recensione) è stata scritta e pensata “per i giorni di reclusione”.
Ma nonostante abbia ceduto il passo, per vedersi pubblicata in questa sede, ad altri contributi, vedo che non perde attualità.
“… E mi domando, come sarà / se si riprende a / vivere”.
Bellissimo!