Didattic@ Distanza: diario di un fallimento
Sabato 7 marzo 2020 – Scuol@distanza
di Andrea Lombatti – Da oggi siamo in lockdown…
È praticamente certo che non rientreremo più a scuola a causa dell’elevato rischio di contagio. Ogni insegnante dovrà inventare strategie, modalità e nuovi strumenti per raggiungere i propri alunni e mantenere, se possibile, una relazione quotidiana con loro. Io sono un docente di Lettere cinquantottenne che insegna da oltre trent’anni nelle scuole secondarie ma, ora, che fare? Per me, critico da tempo sull’utilizzo sempre più pervasivo delle nuove tecnologie a scuola? Per me, che solo un anno fa vedevo pubblicata sulla stampa locale una proposta di legge formulata dagli stessi alunni quattordicenni sulla necessità di un patentino per l’uso di tablet e smartphone non prima dei sedici anni?
Lunedì 16 marzo – Linea e computer
La maggior parte degli insegnanti delle scuole superiori ha iniziato un’attività didattica a distanza, ma sono occorsi pochi giorni per rendersi conto che una buona fetta degli alunni (dei miei circa una decina su trenta) non poteva disporre di una linea adeguata per le lezioni e/o computer appropriati. La progressiva consapevolezza della scuola di tale condizione ha portato a una distribuzione delle risorse disponibili alle famiglie che ne facevano richiesta; nell’arco di tempo di un mese circa, sono stati consegnati quattro computer portatili, scoprendo però che dodici tablet acquistati soltanto sette/otto anni fa erano già obsoleti.
Martedì 17 marzo – Forbice sociale
Sono trascorse solo tre settimane dalla chiusura delle aule scolastiche e risulta lampante a chiunque osservi la situazione con obiettività: la didattica a distanza amplifica, allarga, cristallizza la forbice sociale esistente tra gli alunni. L’esatto contrario per cui la scuola repubblicana è nata; le parole di Don Milani rimbombano nella testa come un incubo (spesso la scuola è un ospedale per sani!). Chi aveva autonomia e capacità, le aumenta; chi ne risultava scarsamente dotato appare ancora più deprivato. A me, che non ho assegnato compiti, telefonano soltanto i diseredati.
Mercoledì 18 marzo – Tutti promossi
Le dichiarazioni della Ministra Azzolina hanno rassicurato immediatamente ogni famiglia: nessuno perderà l’anno! Questo, che dal mio punto di vista era assodato e imprescindibile, ha creato dissapori tra i fautori della Dad perché l’attività quotidiana e la relativa assegnazione di compiti e verifiche veniva svuotata. Molti dei miei colleghi hanno dovuto/voluto combattere contro questa direttiva per motivare i più svogliati, ma mi sentirei di affermare che nemmeno questi hanno avuto responsabilità e/o colpe per la diffusione del Coronavirus!
Venerdì 20 marzo – Compiti quanti, compiti tanti
Quella dei compiti per casa nelle scuole primarie e secondarie è ormai una questione annosa. È di qualche tempo fa la pubblicazione di un libro di un Dirigente Scolastico ligure col titolo significativo: Basta compiti! Non è così che s’impara (2012). Ma la pagina che si è aggiunta al dibattito in questo periodo di pandemia è quella dell’esplosione dei compiti. Sia colleghi che allievi, soprattutto dei licei, mi hanno riferito che sono mediamente triplicati rispetto al tempo della didattica in presenza: qualcuno si carica come un asino, qualcuno li copia, qualcuno li ignora bellamente.
Lunedì 30 marzo – Verifiche e voti
Nello sforzo immane degli insegnanti di fissare criteri, modalità e strategie di valutazione della nuova Dad, è partito uno strenuo lavoro di classificazione e delineazione dei nuovi standard idonei. Ho rispettato enormemente, anche senza condividerlo, l’impegno dei colleghi, ma ben presto tutta questa frenesia si è rivelata un enorme boomerang per l’impossibilità di attribuire valore e relativa valutazione alle attività degli alunni: suggerimenti fuori campo, bigliettini laterali, libri e manuali a bordo schermo, fratelli o sorelle maggiori attorno, per non dire di genitori, hanno vanificato tutto quanto, com’era ampiamente prevedibile. Molti docenti si scoprono disarmati.
Giovedì 2 aprile – Dietro allo schermo
Pagina delicata sulla quale non ho sentito, in tante settimane, fare alcun accenno. Eppure, forse perché anziano docente di altra epoca, mi rifiuto di fare lezione con familiari che ascoltano in zona o addirittura in stanza. Genitori e parenti sono talora invitati a scuola per esperienze o attività particolari; ma persino colleghi e dirigenti per entrare in aula bussano, chiedono permesso e, quando ammessi alla lezione, cambiano il contesto. La scuola in presenza è come un teatro o un concerto: il pubblico influenza lo spettacolo; se non si può fare, si rimanda… Come avrei potuto io parlare con gli alunni di violenza familiare, piercing, infibulazione, matrimoni combinati, studio femminile superiore e (cyber)bullismo?
Sabato 11 aprile – Genitori a confronto
Ho raccolto, in questo periodo, il maggior numero di pareri possibile per farmi un quadro della percezione esterna al mondo della scuola sulla Dad. E una catalogazione, anche ampia, pare francamente impossibile. La fenomenologia è sterminata, dagli insulti allo scetticismo, dal ringraziamento alle domande, dai complimenti ai dubbi sulla categoria (protetta). Anche tante opinioni equilibrate sulla comprensione, date le condizioni. Però la frase che, fra tante, più mi ha lasciato sconcertato è stata quella di un genitore che, riferendosi ai miei colleghi, mi ha detto tranquillamente: “Bene l’insegnante d’Inglese, meno quelli di Tecnica e Arte”.
Lunedì 13 aprile – Davanti allo schermo
Con gli auguri di Pasqua a colleghi e amici che abitano pure in altre città, sono arrivati racconti di esperienze diversissime, e anche risate. Senza riportare neppure sotto tortura nomi o scuole, qualcuno mi ha riferito di un allievo che a schermo oscurato, durante la lezione online, ha iniziato a russare. Stessa cosa per un collega durante un collegio docenti, ma con lo schermo acceso! Invece una cara amica mi ha detto che ogni mattina, per la lezione a distanza, si trucca, mette camicetta e collana, restando coi pantaloni del pigiama e le pantofole. Molti altri docenti mi hanno variamente presentato le loro difficoltà nel non riuscire a trovare o allestire in casa propria uno sfondo adeguato per i collegamenti a distanza.
Venerdì 24 aprile – Come casellanti?
Da qualche giorno un’idea fissa mi trapana la testa: il MIUR ha istituito alcuni canali tematici per supportare con lezioni TV in collaborazione con la RAI la scuola a distanza (che più ripetono che non si ferma, più mi convinco che si è già fermata). Un amico che lavora come casellante in autostrada mi raccontò qualche anno fa che l’azienda propose ai dipendenti di attivare il sistema di pagamento automatico, restando in servizio dentro al casello a pieno stipendio: otto colleghi su dieci lo attivarono volontariamente. Pochi mesi, e i caselli automatici sono stati raddoppiati (e i dipendenti dimezzati).
Domenica 26 aprile – L’ossimoro
Ho raccolto in questi mesi alcuni interventi scettici sulla Dad, soprattutto dal mondo universitario, con scritti e pensieri a diffusione limitata agli addetti ai lavori. Però questa mattina, per la prima volta in un dibattito televisivo, un collega pugliese a piena voce ha scandito come unico dissenziente: “La scuola a distanza è un ossimoro”. Io da settimane parlavo di contraddizione, ma ho creduto d’esser solo. Non c’è interesse senza passione, non c’è passione senza sguardo, non c’è sguardo senza presenza. Chi di noi ha mai amato una disciplina senza amarne il docente? L’approccio, l’intelligenza, la curiosità, l’angolatura, le aperture, le connessioni, la libertà?
Domenica 24 maggio – La protesta dei genitori
Dopo tre mesi di didattica a distanza giungono segnali di una qualche consapevolezza da parte di insegnanti e famiglie: partita nei giorni di aprile una lettera di alcune maestre fiorentine all’indirizzo della Ministra Azzolina in cui si dichiarava il fallimento della Dad, la protesta è diventata una valanga. Oggi, in moltissime piazze, a partire da Firenze, famiglie, insegnanti, bimbi e adolescenti hanno rovesciato l’acronimo: DISTANZA ANTI DIDATTICA! Forse anche ai genitori sta arrivando la consapevolezza che scuola è relazione (qualità) e non solo programmi (quantità).
Martedì 26 maggio – Scuola parcheggio
Nubi si addensano al fronte, mentre l’emergenza sembra allentare le proprie tenaglie. Ormai aumentano le spinte alla riapertura, soprattutto in vista dell’autunno. Ma le voci che si rincorrono sono quelle dell’impossibilità dei genitori di tornare al lavoro affidando i figli (piccoli) ai nonni. Cenno al bisogno di relazione, di cultura, di domande? Niente. Ogni domanda fatta a un docente è una richiesta d’amore, di cura, d’attenzione, d’affetto, di presenza. È stato un grande insegnamento di un mio vecchio professore universitario di psicologia e una constatazione nei trent’anni di carriera scolastica. E in questi mesi altro non ho fatto se non rispondere alle domande degli alunni.
Venerdì 29 maggio – Inutilità del lavoro
Consiglio di classe e pre-scrutinio. Molti colleghi scoprono ora che le linee guida per la valutazione finale, sia curricolare che annuale, non tiene conto dell’attività svolta online, se non in parte minima. Per coloro che si sono prodigati anche oltre il dovuto, e che stimo per l’abnegazione, consiglio, da anziano docente e “superstite lupo di mare”, la lettura di un manoscritto di prossima pubblicazione il cui approfondimento era previsto nel programma scolastico saltato nel secondo quadrimestre. Il titolo originale è Ho smesso di studiare per il voto. Lo ha scritto un ex allievo e ora mio collega, una delle poche medaglie al petto della mia lunga carriera.
Martedì 2 giugno – Ritorno al Medioevo
La massiva diffusione delle nuove tecnologie nella società e nella scuola ha modificato enormemente il quadro della didattica in questi ultimi anni. Con riferimento agli ordini di scuola primaria e secondaria, essa limita da tempo le capacità di ascolto e concentrazione, per non dire delle competenze lessicali. Guardare immagini e capire risulta arduo: tutto ciò richiama l’età medievale quando, di fronte a un diffuso analfabetismo linguistico, la comunicazione viaggiava su dipinti e figure iconiche. Il disastro di una didattica tecnologica praticamente obbligatoria mi fa dire con Crepet che “stiamo creando una generazione di autistici”.
Venerdì 5 giugno – Settembre 2020
Oggi è stato approvato il Decreto Scuola che appronta lo stanziamento economico ambizioso di circa quattro miliardi per la riapertura delle scuole a settembre. Non sono ancora chiare le modalità, ma non invidio i decisori che dovranno indicare provvedimenti. So soltanto di aver suggerito ai miei allievi di tenere un diario riempiendo pagine (e non tweet) di paure, di perplessità, di domande, emozioni, impressioni. Pagine di povere prose e stupide poesie, ricordando loro che ognuna di queste, tra qualche decennio, rappresenterà un documento storico comunque importante. Intanto a loro io dedico il mio!
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