[Pillole di Civiltà] – Movimento di Azione Popolare Neorevisionista Antinegaziosta a Mano Disarmata
di Piergiorgio Gallicani
Sono qui stasera a nome del M.A.P.N.A.M.D. – :
Movimento di Azione Popolare Neorevisionista Antinegaziosta a Mano Disarmata.
Ho portato con me alcune copie in ciclostile del nostro Manifesto Fondativo, di cui darò ora breve lettura e che lascio a vostra disposizione, se vorrete rifletterci; qualora riteniate di associarvi, sarete i benvenuti. Benvenuti anche semplici suggerimenti per un nuovo acronimo, magari più compatto …
(MANIFESTO PARMAFRICANO)
Ho sempre amato, lo confesso, il pacchiano monumento a Vittorio Bottego di fronte alla stazione: il laghetto, quei roccioni neri così esotici e l’esploratore trionfante là in cima, che domina l’Africa distesa ai suoi piedi (in pieno centro, a Parma …).
Lo vedevo da bambino quando andavo con mia madre a prendere il treno per Fornovo, dove la sarta mi avrebbe confezionato camicette e pantaloncini al ginocchio, e per lei un tajeur di buona lana (ci crederete? Allora si spendeva meno così che andare a comprare i vestiti in negozio!).
Insomma c’era questo monumento, che per me era come un’enorme pagina di fumetto tridimensionale che eccitava la mia fantasia, tipo Zagor o qualcosa del genere: i due guerrieri negri (… ci crederete? Allora non si parlava il politicamente corretto: quelli erano “negri”, e stop), accasciati sulle rocce ai lati dell’esploratore col caschetto; lancia e scudo ancora stretti in pugno, uscivano evidentemente sconfitti da una battaglia furiosa, dove l’eroe bianco aveva trionfato; ma io, nella carrozza di terza classe, quella battaglia continuavo gloriosamente a combatterla fino a Fornovo, con le armi della fantasia: ciu-cium ciu-cium ciu-cium …
Quando si è rifatta la Stazione si è discusso molto se il monumento a Bottego andasse recuperato, demolito, spostato … io sono contento che alla fine il vecchio Vittorio, coi due guerrieri Galla (simbolicamente, l’Omo e il Giuba – i due fiumi di cui Bottego risalì il percorso) sia tornato lì (come peraltro si è salvato il grande Ginko Biloba vicino, spostato di qualche metro con un’operazione notturna spettacolare, in mezzo alla neve).
Peccato per il laghetto ch’era suggestivo, ma ora ci sono una fontana e un praticello verde, che se pure poco significativo non sfigura. Quindi – tutto bene? Be’ … No.
Perché il messaggio che trasmette il monumento nel suo complesso (vistoso, ancorché ridimensionato) è assolutamente inequivoco – e non spendo neanche una parola a commentarlo, se non per dire che mi ispira forti sentimenti di vergogna (forse anche per quel mio identificarmi emotivo, da fanciullo, con il dominatore dei negri brutti e cattivi). Insomma, il minimo che si possa dire è che il tutto fa riferimento a un codice valoriale-comportamentale-sociale assolutamente inattuale, ma non ancora storicamente abbastanza lontano da risultare semplicemente “innocuo”. E quello è il biglietto da visita della città, per chi arriva, e l’ultima immagine “urbana” che resta in chi parte. Non parlo solo dei turisti o comunque hospites “forestieri”; io, come vi ho forse già detto, mi sono trasferito di recente a Fidenza e ogni volta che devo venire in città sono costretto a “farci i conti”; del resto lo Ximenes sapeva, innegabilmente, fare il suo mestiere).
…
Io credo nel valore della memoria storica, personale e collettiva. Sono sempre, per principio, contrario a qualsiasi forma di negazionismo: ciò che è stato non va cancellato (salvo casi veramente estremi …) – che si tratti del monumento con la sua retorica o che si tratti della realtà storica; ma credo che si debbano fornire a tutti, ma veramente a tutti, i codici interpretativi per non incorrere in equivoco, di fronte a qualsiasi testimonianza. E’ possibile farlo in questo caso, in forma chiara, semplice, efficace? E’ possibile intervenire “a mano disarmata” sul Monumentum al concittadino illustre colonialista Vittorio Bottego, per farne un Memoriale?
Una proposta ce l’avrei – non so quanto ingenua, o balzana …
Ma mi piacerebbe vedere una stele di marmo bianco (o rosa, o nero; dipende dalla collocazione … ma che spicchi!) scontornata con le forme del continente africano. Me la vedo conficcata nel roccione fumettoso alla base del monumento, magari un po’ storta – come se fosse la vignetta, del fumetto; o nel praticello verde, ben visibile dal piazzale della stazione (e magari, più in piccolo, replicata sul lato sud, incastonata nella base rocciosa). Nel corpo della stele, questa scritta:
IN MEMORIA / DELLE VITTIME INNUMEREVOLI / TROPPO A LUNGO SOTTACIUTE / DELLA DOMINAZIONE COLONIALE ITALIANA / E DELLE GUERRE DI CONQUISTA EUROPEE / IN TERRA D’AFRICA – IMPETRANDO IL PERDONO
PARMA 2020 / RICORDA
LA CULTURA BATTE IL TEMPO
Il 2020 è quasi passato, di questa “modesta proposta” non si farà nulla. Ma poi, viene il 2021 …
Mi piacerebbe, che ne so: coinvolgere una classe del Toschi, fargli realizzare una stele in cartapesta e con un blitz notturno farla trovare “in situ” ai Parmigiani un bel mattino, magari per Natale o Capodanno. O anche – avete presente il bel video ufficiale con cui si sono presentate al mondo le “meraviglie” di Parma 2020? Ecco, si potrebbe realizzare un video “fasullo” per Parma 2021, in cui appaia illustrato il nuovo Memoriale come cosa fatta …
Idee balzane. Ma se avete suggerimenti … Il M.A.P.N.A.M.D. sarà lieto di accoglierli.
Quando ho redatto questo succinto pamphlet o “Manifesto” (scritto, come si evince dall’incipit, per essere comunicato a voce) in epoca pre-Covid, mai avrei immaginato (non mi sapevo “indovino!) che “stagionando”, l’argomento avrebbe guadagnato una scottante attualità – in Italia e nel mondo.
L’imbrattamento della statua di Montanelli a Milano, il risveglio di “Black Lives Matters” in seguito all’uccisione di George Floyd, gli abbattimenti epidemici (!) dei simboli monumentali del razzismo e del colonialismo negli Usa, in Inghilterra e altrove (lo stesso Cristoforo Colombo in sud America viene periodicamente contestato) … Senza dimenticare l’anniversario recentissimo (18 agosto 2015) dell’assassinio di Khaled al-Asaad da parte dell’Isis, conseguenza della sua strenua difesa del complesso archeologico monumentale di Palmira.
La questione che si pone è sempre la stessa. La parola “monumento”, ci insegna il dizionario etimologico, viene dal latino monère – ricordare, far sapere, ispirare …; da cui anche la parola monito. Chi/che cosa vogliamo ricordare, far sapere a chi frequenta le vie e le piazze delle nostre città (in primis a noi stessi e ai nostri cari, dunque!); quali sentimenti, intenzioni e comportamenti vogliamo ispirare – quale monito riteniamo utile lasciare a futura memoria …
Non mi pento, a distanza, della mia modesta proposta parmigiana rispetto alla memoria di Vittorio Bottego; anzi, dall’ampio dibattito scaturito in particolare nel mese di giugno, e che ancora prosegue, mi sento confermato. Mi permetto di suggerire, a chi fosse interessato ad approfondire, alcuni articoli reperibili on-line che personalmente ho trovato interessanti:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/18/rimozione-di-statue-o-no-la-mia-guida-pratica/5837322/
https://formiche.net/2020/06/montanelli-ed-altri-abbattiamo-le-statue/
https://ilmanifesto.it/le-statue-della-vergogna-celebrano-il-passato-ipotecando-il-presente/
https://www.internazionale.it/opinione/francesca-coin/2020/06/17/statua-montanelli-italia-innocente
https://www.artribune.com/arti-visive/street-urban-art/2020/06/banksy-george-floyd-instagram/