Riferimento culturale per intere generazioni, la scrittura di Fabrizio De André continua tuttora a sedurci e ad interpellarci. Alle parole di questo imprescindibile “cattivo maestro”, nate dall’incrocio fecondo di nutrimenti letterari, lingue e dialetti diversi, è dedicato il volume Dopofaber, il nostro bisogno di De André, edito dall’Associazione Culturale “Luigi Battei”.
Nell’intervista, realizzata da Silvia Rossi (RCR Foto) Riccardo Cantoni e Annalisa Cassisi (Lapino Nero), la curatrice del saggio, Francesca Dosi, assieme a due degli autori, Andrea Bersellini e Carla Maria Gnappi, ne racconta la genesi e indaga le diverse parti di cui si compone, in un viaggio lungo i crinali della parola cantautoriale, nella sua annosa querelle con la poesia propriamente detta. Tramite i rimandi alla terra di Francia e alla figura di Brassens, il lascito di François Villon e i fantasmi di un medioevo reinventato, attraverso luoghi e voci della contro cultura anglo-americana, nella ripresa della ballata e delle immagini iconiche di cavalieri ed antieroi, vittime e seduttrici, si snoda un volume che approda alla peculiarità della scrittura in genovese e alla ricchezza del multilinguismo deandreiano.
Mosaicista del verso, Fabrizio De André, non si limita a tradurre o a riprendere stralci di altre composizioni, egli metabolizza, rielabora ed attualizza immagini, spunti narrativi e linguaggi affini al proprio per poi riproporli all’interno di un singolare e riconoscibile universo poetico. All’interno, cioè, di una terra d’accoglienza, di “anime salve”, in terra e in mare.
A questo dialogo perenne d’idiomi e civiltà, è rivolto il volume Dopofaber, presentato dai suoi autori con la passione duratura e coinvolgente che ne ha motivato la scrittura.
Francesca Dosi
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