“31 anni e una pandemia”. Capitolo 12: Allentamento di cervelli
Giuseppe Turchi
31 anni e una pandemia
Parte II
“Liberato”
12. Allentamento di cervelli
«Parli poco. Sei arrabbiato?»
Sì, Fiume, un po’ sì. Sono anche un po’ preoccupato, a dire il vero.
«Per i piccoli focolai di Mondragone e Bologna?»
No, lo hai detto tu: sono piccoli. Il numero di contagi è basso rispetto a quanto ci si aspetterebbe dopo i passati assembramenti. Credo d’essere arrabbiato con me stesso. Siamo ai primi di luglio e due conoscenti sono risultati positivi all’esame sierologico. Il primo ha solo gli anticorpi e non è contagioso, del secondo stiamo attendendo l’esito del tampone. Poco importa che entrambi siano asintomatici. Il rischio quarantena è reale. Per la prima volta mi rendo conto di quante persone potrebbe coinvolgere. Famiglia a parte, ho incontrato quattro volte gli amici all’aperto e fatto due cene al chiuso. Parliamo di una ventina di persone in totale. Persone da avvisare.
Non so quale sarà la prassi nel caso in cui trovassero positivo il mio conoscente. Quarantena per direttissima? Con o senza tampone? Mi dispiacerebbe stare in isolamento per 14 giorni se non sono infetto. Anzi, mi darebbe proprio fastidio.
«Ma non stavi bene nella capanna?»
Non mi piace l’idea di stare nella capanna mentre il mondo riprende il proprio corso. Se stai fermo mentre tutti stanno fermi non perdi nulla. Se stai fermo mentre tutti si muovono vieni lasciato indietro. Ciò che più m’infastidisce è che sono in piena fase di trasloco. Prima del lock-down ero in accordo per prendere un appartamento in affitto e ora la pratica si sta concretizzando. Ho pagato la cauzione, speso un sacco di soldi per mobilio e varie, ma manca il contatore del gas, quindi non ci sono ancora andato ad abitare. Entrare in quarantena significherebbe non poter sistemare casa per due settimane, ma il mese d’affitto dovrei pagarlo lo stesso.
«Cominci a sentire la paura della disoccupazione, vero?»
Sì, intuisco cosa significa essere precari. Pregusto la paura di perdere l’indipendenza faticosamente conquistata. Era quello che volevo, no? Fortunatamente sono una persona oculata nel gestire il denaro. Ho anche un piano B: se a settembre non riuscissi ad avere una supplenza, mi appoggerei subito al centro di collocamento.
«Questa è ansia. Non mi hai detto perché sei arrabbiato con te stesso.»
Hai ragione. Sono arrabbiato per come sono andati i ritrovi con gli amici. Le primissime volte sono stato ligio al dovere: mani lavate, mascherina e sedia lontana un paio di metri. Dopodiché abbiamo preso confidenza e le mascherine sono venute meno.
“Ma toglitela, dai!”
“Non la terrai sul serio?”
“Non ti preoccupare”
Io la odio, la mascherina. Mi dà fastidio indossare un orologio, figurarsi della stoffa che copre il volto. Solo che a fine mese s’è tenuto il compleanno di un amico in un ampio cortile. Mascherine? Zero. Ho preso la mia solita sedia e mi sono ritagliato uno spazio di sicurezza. Poi uno dei presenti, chiaramente ubriaco, mi ha abbracciato all’improvviso e con una certa insistenza. Poco importa che io mi sia allontanato. Il contatto c’è stato.
Nel frattempo, in molti stavano prendendo in giro un invitato che le regole le rispettava davvero. Questo ragazzo pretendeva distanza e si toglieva la maschera solo per bere. Sembrava la classica pecora nera, quella che viene additata e derisa perché non si conforma all’atteggiamento del gruppo.
Ecco cosa mi fa arrabbiare. Che nel branco di idioti passa per idiota l’unico che non se lo merita. Nessuno, me compreso, ha pensato alle conseguenze di un possibile contagio. In caso di tampone positivo, però, la caccia all’untore sarebbe partita all’istante e con lei i sospetti, le accuse velate, le ansie. Qualcuno avrebbe attaccato, qualcun altro si sarebbe difeso. Le code di paglia avrebbero cominciato a minimizzare.
“Che sfortuna!”
“Ma io sono sempre stato bene!”
“È andata così…”
😄😊😆
Pensarci prima no, vero? Quello che non si fa abbracciare è paranoico anziché saggio. Quello che tiene la mascherina è ridicolo anziché responsabile. Possibile che in gruppo si arrivi a simili distorsioni?
Mi sembra proprio che con l’allentamento delle restrizioni si siano allentati anche i cervelli, incluso il mio. Siamo una massa di ipocriti. Ecco la verità!
La nostra unica fortuna è che la curva dei contagi resta bassa. Non fosse per quello, saremmo di nuovo in lock-down.
«Panta rei…»
Panta rei un corno. Tutto scorre, ma qualcosa bisogna pur imparare. Altrimenti si viene travolti dalla corrente.
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