RENZO PEZZANI E IL NATALE
di Antonio Battei
Vi sono monumenti a sfidare secoli, ideologie, mode, monumenti di materiali più diversi e compositi e, tra questi materiali, la carta. Sono monumenti i libri: rivoluzionari e conservatori ad un tempo.
Pagine fragili all’apparenza a noi raccontano con parole eterne storie sempre uguali eppur sempre diverse ad accendere antichi sogni, speranze mai del tutto sopite, ardori di giovinezza e escatologiche riflessioni. E, come in un caleidoscopio dai mille colori, la lettura cambia ‘colore’ e ‘sapore’ con l’età e ogni età, nella medesima lettura appunto, svela significati prima celati.
Tra i tanti vi è un poeta che, da sempre, parla al cuore e quelle parole, scoperte o ri-scoperte nella solitaria stanza, di notte accendono mille lampadari di stelle infinite. E quelle stelle, nella nostra personale volta celeste, emanano la luce di Renzo Pezzani a rischiarare il terreno cammino.
Raccolte quelle liriche in tre grandi volumi a noi rimandano la costruzione poetica dal 1920 al ’40: vent’anni di duro appassionato lavoro tra Parma e Torino (e Crisopoli sempre nel cuore) con pagine suggellate da Giuseppe Marchetti e don Gino Marchi.
Da “Musa Festiva”, raccolta di liriche parte del terzo volume, Renzo Pezzani si firma Fulvio Latino: “L’intento è di nobilitare la poesia d’occasione, di sollevarla dalla palude delle grigie parole di maniera: per le feste della Fede, della famiglia, della Patria, della natura.” così scrive don Gino Marchi.
E la scelta di queste liriche dedicate al Santo Natale è, dunque, in armonia con l’imminente memoria che, da sempre, la Chiesa Cattolica propone con quella divina grazia che coinvolge e affascina ognuno di noi: credente o non credente.
SOGNO NATALIZIO
Venne un angelo al mio cuore
al mio cuore di bambino.
Disse: mettiti in cammino,
troverai il tuo signore
più radioso di una fiamma
sui ginocchi della Mamma.
Nella notte santa e bella
camminai dietro ai pastori,
camminai dietro la stella
coi miei piccoli dolori:
a ogni passo mi sentivo
più leggero e più giulivo.
Giunsi alfine ad una grotta
(come povera di tutto!)
Dalla porta vecchia e rotta
la Madonna col suo putto
vidi, e l’angelo e il pastore
adorare il mio Signore;
e tre re soavi e buoni
giunti là chissà di dove;
ed un asino ed un bove
silenziosi testimoni
che l’avevano scaldato
con la nuvola del fiato.
Adorai il Bimbo, e poi
lo pregai di farmi buono
e gli chiesi qualche dono,
qualche dono anche per voi.
Il mio cuor tanto pregò
che il Bambino si voltò.
NATALE
Sul presepe c’è una stella.
Nel presepe c’è un bambino.
Son tre re montati in sella
e si mettono in cammino.
So portare il mio fratello:
Madonnina, per piacere,
me lo date da tenere
questo putto tanto bello?
Siete stanca, poverina?
Se volete riposare
ve l’insegno una casina
sulla pietra dell’altare,
dove batte ogni dolore
che vuol pace dal Signore.
O SIGNORE, APPENA NATO
O Signore, appena nato
oro e mirra t’han bruciato.
Canta il cielo: Cristo è nato!
E la terra tiene il fiato.
Io son qui tra lupi e agnelli,
un fratello tra i fratelli.
Non ho doni da portarti,
Solo ho il cuore per amarti.
E quel cuor che tu m’hai dato
tutto fuoco e tutto amore,
senza l’ombra del peccato.
O dolcissimo Signore,
fa che resti immacolato.
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