Categoria: Fratelli Tutti

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Fra involuzione e perseveranza: la “Fratelli tutti” vista dal Brasile

Per un osservatore italiano (ma anche, probabilmente, per chi guarda da altri luoghi del mondo), il Brasile – a cavallo fra fine del XX e inizio del XXI secolo – ha lanciato segnali e reso visibili molte testimonianze, esperienze e speranze che si riallacciano, direttamente o indirettamente, ai temi, agli ideali e alle preoccupazioni della Fratelli tutti, la più recente enciclica del papa argentino. Ci proponiamo, qui, di passarne in rassegna alcune, chiedendoci poi dove siano rintracciabili, oggi.

di Érika Marafon Rodrigues Ciacchi e Andrea Ciacchi

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PANDEMIA, ECOLOGIA POLITICA E SOLIDARIETÀ NELLA FRATELLI TUTTI

È indubbio che l’enciclica papale Fratelli tutti si presti, data la ricchezza dei riferimenti e la profondità dello sguardo, a una pluralità di interpretazioni. Lo dimostra la varietà delle voci che stanno animando il ‘Dialogo’ ospitato su Prospettiva e curato da Marco Ingrosso e Sergio Manghi. Il mio intervento si concentra su due elementi, fortemente interrelati: i) la presenza nell’enciclica di un tipo di realismo che André Gorz avrebbe definito ‘ecologico’ ; ii) la sua espressione ‘politica’ per come incorporata sia nella lettura della pandemia proposta da Francesco, sia nell’analisi delle implicazioni in termini di fratellanza.

di Emanuele Leonardi

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Custodi del proprio fratello/sorella

Papa Francesco racconta la parabola del buon samaritano: «C’era un uomo ferito, a terra lungo la strada, che era stato assalito. Passarono diverse persone accanto a lui ma se ne andarono, non si fermarono. Erano persone con funzioni importanti nella società, che non avevano nel cuore l’amore per il bene comune. Non sono state capaci di perdere alcuni minuti per assistere il ferito o almeno per cercare aiuto. Uno si è fermato, gli ha donato vicinanza, lo ha curato con le sue stesse mani, ha pagato di tasca propria e si è occupato di lui. Soprattutto gli ha dato una cosa su cui in questo mondo frettoloso lesiniamo tanto: gli ha dato il proprio tempo. Sicuramente egli aveva i suoi programmi per usare quella giornata secondo i suoi bisogni, impegni o desideri. Ma è stato capace di mettere tutto da parte davanti a quel ferito, e senza conoscerlo lo ha considerato degno di ricevere il dono del suo tempo» (FT, 63). «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9). La risposta è la stessa che spesso diamo noi: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (ibid.). «Con la sua domanda, Dio mette in discussione ogni tipo di determinismo o fatalismo che pretenda di giustificare l’indifferenza come unica risposta possibile. Ci abilita, al contrario, a creare una cultura diversa, che ci orienti a superare le inimicizie e a prenderci cura gli uni degli altri» (ibid, 57). Come diventare custodi dei nostri fratelli? È la domanda che ci scava dentro, se vogliamo essere pienamente umani, e quindi divini.

di Umberto Cocconi

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Riconoscere l’altro, superando disuguaglianze e identitarismi

L’enciclica ‘Fratelli tutti’ – così come molti altri scritti e discorsi di Papa Francesco – contiene riferimenti espliciti e forti al tema dei migranti e dei rifugiati, offrendo chiavi di lettura molto politiche che possono interpellare e sfidare una gamma di interlocutori molto più ampia di quella dei cosiddetti ‘fedeli’.

di Chiara Marchetti

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Trascendenza e frasororità

Verso la fine dell’Enciclica ‘Fratelli tutti’ Francesco sostiene che «senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità» (n.272); e ancora, citando Giovanni Paolo II: «Se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l’uomo acquista la sua piena identità, allora non esiste alcun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini (…). La radice del moderno totalitarismo, dunque, è da individuare nella negazione della trascendente dignità della persona umana, immagine visibile del Dio invisibile…»

di Carla Mantelli

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Si è fratelli e sorelle quando si condivide. La destinazione universale dei beni in Fratelli tutti

Mbobero è un villaggio a una decina di chilometri da Bukavu, nel Sud-Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo. Il 30 gennaio 2016 sono entrate in azione le ruspe che hanno dato man forte ai poliziotti nel distruggere una cinquantina di case della gente e un ospedale

Di Teresina Caffi