Categoria: Oriente Occidente

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L’ABBRACCIO

Mi è diventata un’abitudine camminare per tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, mi aiuta a distaccarmi, ad avere una pausa, uno spazio neutro solo mio che separa lo spazio lavorativo da quello famigliare. A volte rispondo a una telefonata, a volte butto un occhio alle vetrine dei negozi.

di Vojsava Tahiraj

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Immigrati, trasformazione sociale e partecipazione pubblica

-di Adel Jabbar. L’abbandono del luogo d’origine da parte dell’immigrato non è soltanto fisico, giacché egli è anche costretto ad allontanarsi dal suo vissuto quotidiano, e quindi a decodificare il bagaglio di conoscenze, pratiche e consuetudini interiorizzate e adatte a vivere nel proprio paese, per rimpiazzarle, il più velocemente possibile, con nuovi codici di riferimento funzionali all’inserimento nel paese di arrivo.

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L’Occidente alla prova della pandemia

Alla sua nascita, lo scorso 14 marzo, abbiamo scritto che Prospettiva avrebbe guardato dritto al vivente perché, quando è in discussione la sua sopravvivenza, non è il caso di stabilire gerarchie sul da farsi. Quell’obiettivo, che poteva sembrare generico, in presenza di Covid-19 assumeva connotati particolari che sono diventati ancora più evidenti ai nostri giorni.

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Un ponte per dormire

Com’è possibile negare a una persona la capacità di spostarsi, di muoversi secondo il proprio arbitrio e secondo i propri desideri? Non è possibile o almeno non dovrebbe. L’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite dichiara: comma 1 «Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato». Comma 2 «Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese» (Dichiarazione universale dei diritti umani, OHCHR). La triste verità è che invece sempre più spesso si decide, perché all’interno dei processi decisionali o per semplice e passiva accettazione dei fatti, di negare a molte persone la facoltà di potersi muovere in libertà. Di solito ciò avviene per una combinazione di paura e ignoranza, che scattano quando si tratta di difendere ciò che è nostro o ciò che crediamo ci appartenga. L’Italia e l’Europa hanno costruito un sistema di esclusione del diverso, che anziché agevolare l’inserimento nella nostra società emargina e discrimina. La cosa che fa riflettere è che questo processo avviene a tutti i livelli, da quello europeo a quello del singolo cittadino, che ha assorbito decenni di propaganda contraria all’immigrazione.

Anche nelle singole città, Parma compresa, il Leitmotiv dominante è costituito non tanto dalla volontà di intercettare il disagio

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Nitrato di luce: contro una desertificazione di futuro – Riflessioni sul dibattito Oriente e Occidente

di Giusy Diquattro – È un sostare della mente sui titoli dei grandi classici che abbiamo citato, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di leggere e che aspettano in coda la nostra attenzione. Sono quei momenti di coscienza in cui si comprende che sono molti e infiniti i modi di dire e raccontare il mondo e troppe le prospettive che si aprono a ogni pagina. Poi ci sono i saggi, alcuni presentano macchie arrugginite di umidità, sembrano dire che forse siano ormai fuori moda e che anche alcune riflessioni abbiano preso un odore vintage di naftalina.

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Cos’è l’Occidente oggi?

di Alessandro Bosi – Che cosa dovremo intendere, una buona volta, per mondo occidentale, un’espressione di uso corrente che facciamo spesso precedere dall’attenuativo cosiddetto, quasi volessimo scusarci di non avere un termine che traduca compiutamente il nostro pensiero?

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L’Islam: qualche considerazione per un dibattito

di Adel Jabbar – A circa dieci anni dall’inizio delle rivolte arabe che hanno avuto inizio in Tunisia con la tragica vicenda di Mohammed Bouazizi nel dicembre del 2010 e che in seguito si sono estese in diversi paesi arabo-islamici, si è aperto un complesso dibattito relativo alla questione dell’identità e alla ricerca di un indirizzo politico capace di aggregare i diversi attori politici e sociali al fine di trovare una via di uscita dalla crisi in cui versano molte società arabe e evitare il collasso di alcune entità statuali. Tale dibattito è uno dei risultati più significativi di quella che ormai viene comunemente chiamata “primavera araba”.

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Città e civiltà

di Alessandro Bosi – La città – illimite col maldicrescere, conurbazione che produce il cancro che la divora, può aprire una riflessione sulla propria dimensione?

Restituirle la forma di luogo della società consentirebbe di vivere poli(s)ticamente nella relazione cittadinanza – democrazia – politica. Pur subordinata a istanze superiori, la città è l’universale particolare cui affidare il domani.