“31 anni e una pandemia”. Capitolo 15: La sai l’ultima?
Il mare, da sempre così affascinante: il colore, il suono il sapore. Ma ha anch’esso qualcosa da dirci sulla nostra sconsideratezza.
Il mare, da sempre così affascinante: il colore, il suono il sapore. Ma ha anch’esso qualcosa da dirci sulla nostra sconsideratezza.
Il contatto con la Natura, riscoperta dopo i mesi di chiusure, genera un’insofferenza verso i luoghi chiusi e stantii. Una buona prassi da rispettare sempre.
I solchi dei calanchi custodiscono millenni. A noi è concesso snobbare l’istante di un minimo gesto.
Rispettare comportamenti prudenti è considerato eccessivo: la pandemia non ci rende migliori. Panta rei?
Si allentano le restrizioni, ed ecco la pioggia estiva a guastare i primi giorni di piena libertà. Siamo ancora abituati al ritmo delle giornate frenetiche, o la solitudine ci attrae più di prima?
Acerbe, mature, solitarie o gregarie: anche le ciliegie sono l’immagine dell’uomo in società.
Con il sole della tarda primavera si ha l’occasione di godere delle piccole cose della quotidianità, semplici, essenziali, ma spesso dimenticate.
La Natura è un compagno con cui parlare e schiarirsi. Ma, a volte, è essa stessa simbolo della nostra condizione.
Dove la fatica fisica pone dei limiti, il dialogo con la Natura permette di ritrovare le energie anche mentali. Le colline, il cielo e tutti gli enti naturali, attraversando il tempo, conoscono la nostra storia e rischiarano i pensieri.
La didattica a distanza: da necessità a mezzo di straniamento? Le riflessioni di un giovane professore.
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