Da dentro e da fuori: alcune riflessioni sull’Enciclica ‘Fratelli tutti’
L’importanza di ascoltare un leader che parla di ciò che c’è fuori, di ciò che c’è ‘sotto’, e non, anche, ciò che c’è ‘dentro’: la sua chiesa.
di Fabio Vanni
L’importanza di ascoltare un leader che parla di ciò che c’è fuori, di ciò che c’è ‘sotto’, e non, anche, ciò che c’è ‘dentro’: la sua chiesa.
di Fabio Vanni
Se da un lato Francesco utilizza quel linguaggio semplice, concreto, comprensibile a tutti a cui ci ha abituati in questi anni, dall’altro anche questa enciclica è strutturata in maniera complessa, e tale da sollecitare riflessioni tra la sfera personale e la sfera comunitaria.
di Matteo Truffelli
di Sergio Manghi. Sono i due aggettivi che qualificano, in drammatico contrasto, il titolo del primo e del terzo capitolo, rispettivamente, della Fratelli tutti: ‘Le ombre di un mondo chiuso’ e ‘Pensare e generare un mondo aperto’. Su quest’ultimo, in particolare, vorrei soffermarmi, per evidenziarne la convergenza con le sfide politiche emergenti dalla crisi radicale del moderno ‘progressismo’ liberale e socialista. Ma per trattarne adeguatamente è necessario insistere prima sui toni gravemente preoccupati dell’intero primo capitolo, volto a delineare le «ombre», com’è scritto, dello scenario globale nel quale la parola fraternità si propone di portare sprazzi di luce, respiro dell’«aperto».
di Marco Ingrosso. La Lettera enciclica Fratelli tutti (FT)1 si pone sulla scia della Laudato si’ (LS)2: nel loro insieme, questi due testi si configurano come i più rappresentativi e caratterizzanti del pensiero di Francesco, un canto limpido e inconfondibile che si diffonde profeticamente in questo scorcio di secolo. Non a caso, le note bibliografiche di FT rimandano a decine di interventi e documenti dello stesso Papa pronunciati ed emanati negli ultimi anni. Come egli stesso afferma: «Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni.» (LS: 2)
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